Glauco, vecchio pescatore, e Maddalena, con il corpo tatuato di mappe, sono morti tanto tempo fa, o forse non sono mai esistiti. Eppure la loro presenza è ingombrante, perché custodiscono segreti che risuonano ancora nella Sardegna a cui Mauro Tetti dà voce. Una Sardegna piena di storie e leggende, dove ogni isola rappresenta una tappa verso un tesoro misterioso. Ed è proprio per cercare questo tesoro che il protagonista senza nome, dopo aver lasciato il Villaggio Pescatori di Giorgino in cui è nato, si mette in viaggio, insieme alla sua strana ciurma. Lo guidano dei diari che ha ereditato e il fascino del mare. Nostalgie della terra è un romanzo di sogni e avventure, che accompagna il lettore in una sorta di etnografia fantastica di isola in isola, complici una lingua primordiale e visionaria e un immaginario che ricorda quello omerico.
Ho incontrato Salif nella stanza di un appartamento vicino alla periferia e lontano dalle mura. Per i ragazzi che abitavano nella casa, lui era un’ombra qualsiasi, strappata alle viuzze e imprigionata in camera da letto. Usciva ogni sei mesi, con le unghie lunghe e smaltate. Puzzava di coperta vecchia e cane bagnato, raccoglieva insetti e dava loro dei nomi, recitando in qualche antico dialetto Mediterraneo: Kurrigurri, diceva, ed era il millepiedi; Sennoredda era la libellula; Babbayòla era la coccinella; Brabetta era la blatta; Lucilugenti, e indicava la lucina della lucciola.